Il 27 Gennaio si commemora la Giornata della Memoria, una data importante, specialmente di questi tempi, che sembrerebbero riportare l’ombra di quella oscura presenza razzista e discriminatoria che suggerisce sia rimasta radicata nell’animo di alcune genti.
Proprio mentre il mondo si mobilita nuovamente, contro movimenti estremisti, arriva in coordinato anche monito di coloro che portano con loro le ferite e le terribili esperienze che l’olocausto hanno scalfito nei loro cuori e nelle loro menti.
The Nursing Post oggi vuole dedicare la giornata a Irena Sendler, Infermiera e Assistente Sociale Polacca, divenuta un eroina Nazionale, per la sua incredibile dedizione e spirito di sacrificio nei confronti di una società che stava vivendo, quella che verrà ricordata come la più grande strage e disfatta morale dell’umanità.
Irena Sendler, dopo la sua adolescenza tra le fila dell’attivismo socialista, si è trovata a vivere l’esperienza dell’occupazione Nazionalsocialista dei Tedeschi a carico delle Polonia, nel 1939.
Sin da subito, Irena Sendler, si preoccupò di procurare passaporti falsi, addirittura circa 3000, per portare in salvo quante più vite umane possibile facendoli fuggire in territori non sotto l’egemonia hitleriana.
Quando a Varsavia fu instaurato il ghetto Ebraico, la Sendler ebbe la possibilità, come dipendente dei servizi sociali della municipalità, di entrare nel ghetto alla ricerca di eventuali sintomi di tifo, problema divenuto quasi endemico all’interno dei ghetti ebraici, a causa del trattamento subito dai tedeschi.
Durante queste visite, la donna portava sui vestiti una Stella di Davide come segno di solidarietà con il popolo ebraico, come pure per non richiamare l’attenzione su di sé.
La Sendler, riusci a portare via migliaia di bambini ebrei, con le strategie più varie, quali il narcotizzarli, facendoli apparire deceduti di tifo, oppure nascondendoli nei sacchi di juta, procurando successivamente dei passaporti falsi, con nomi cristiani ed affidandoli agli istituti religiosi o alle famiglie caritatevoli.
Nell’ottobre 1943 la Sendler, fu arrestata dalla Gestapo. Le torture furono così terribili e pesanti, che ne uscì inferma a vita, senza però che questo la portasse a rivelare il suo segreto. Fu dunque condannata a morte e salvata successivamente dalla rete della resistenza polacca, che riuscì a corrompere degli ufficiali tedeschi facendola comunque figurare nei nomi dei giustiziati, e portandola così a vivere nell’anominato, fino al termine dell’occupazione tedesca. Nei mesi di anonimato e di invalidità, comunque continuo ad organizzare fughe dai ghetti, salvando alla fine della sua “carriera”, circa 2500 bambini.
Irena, rimase nel partito comunista, fino a quando le linee antisemite della sezione polacca, non si inasprirono e la portarono a decidere di abbandonare l’attivismo.
Infine la Sendler, fu nominata per il Premio Nobel per la Pace e nonostante il supporto dello stato di Israele, fu poi assegnato all’allora Vice-Presidente Americano, Al Gore.