L’emergenza Coronavirus non ha solo portato alla luce, scheletri del ferruginoso sistema Italiano in materia di sanità e welfare, ma ha sicuramente ingigantito il problema, sin troppo noto della criminalità organizzata, che in periodo Coronavirus, ha deciso di diversificare la propria economia, esattamente in linea con quanto fatto da multinazionali e grandi aziende.
Le Mafie, nella totalità, in Italia hanno un fatturato annuale di circa 130 Miliardi di euro, un valore che si aggira dal 6.5 al 7.5% dell’intero PIL annuale del Paese Italico, una percentuale di produzione, che in Italia nessuno può vantare. Il sistema “produttivo” di queste organizzazioni criminali, inoltre vanta di una dicotomia perfetta di business, essendo onnipresenti sul territorio ed avendo denaro a sufficienza per comportarsi da vere corporazioni e multinazionali
L’Economia di queste mafie, si aggira principalmente su alcuni business essenziali: Primo su tutti, quello delle droghe. La commercializzazione sul mercato nero di sostanze stupefacenti, senz’altro aggiunge, in questa equazione, la più ampia fetta di guadagno a disposizione delle Mafie. Sembrerebbe che nel periodo antecedente al Lockdown, precisamente come è accaduto con i generi alimentari e di prima necessità, molti consumatori, abbiano fatto scorte per garantirsi la dose giornaliera nel periodo di chiusura imposto dal governo. Al contempo però le Mafie non sono state a guardare: A seguito della chiusura delle piazze di spaccio, hanno dovuto reinventarsi, forti di un capitale solido, seguendo le metodiche utilizzate dai ristoranti nelle consegne a domicilio, e dunque effettuando servizio di consegna, noto nei paesi anglosassoni come Dial-a-Dealer.
Le mafie dunque, avendo garantito il business principale, hanno poi sfruttato, quello che la lenta macchina arrugginita ed inefficiente dei sussidi statali non è riuscita a garantire per tempo.
Sono note a tutti, impresse nei nostri occhi, le immagini di povera gente che chiedeva di poter lavorare, problema che attualmente sembra essere ritornato, come un incubo persistente nelle nostri notti più insonni. Nel mentre lo stato, ritardava con le casse integrazioni, i sussidi alle aziende e nel mentre le banche offrivano prestiti a tassi dubbiamente ragionevoli, Mafie come la Camorra hanno iniziato ad offrire servizi più rapidi ed economici. Il supporto economico offerto dalla criminalità organizzata è stato rapido, efficiente e a tassi di interesse addirittura più bassi di quelli bancari, data l’alta richiesta di aiuti da parte dei cittadini in difficoltà. Non solo in Italia e nel Meridione. La stessa strategia è stata utilizzata in Messico, dal Cartello di Sinaloa, che ha distribuito viveri ai cittadini in difficoltà, in grosse scatole di legno, con su impressa la faccia de El Chapo, come simbolo di supremazia del territorio.
Questa strategia risulta vincente, considerando che nei periodo più difficili, le Mafie danno il segnale di esserci per le povere genti, guadagnandosi il benestare della popolazione locale, e screditando le azioni e la presenza dello stato, che risulta disinteressato e dittatoriale.
Queste problematiche, in piena prima ondata, vennero più volte denunciate da giornalisti, commissioni antimafia e uomini di legge, finendo purtroppo nel baratro dell’inascoltato.
Altro importante business, nonché enorme profitto per le Mafie, è quello delle infiltrazioni negli appalti pubblici e privati. Un giro d’affari di decine di miliardi di euro, che interessa anche gli ambiti delle Forniture, dell’Edilizia e dello Smaltimento Rifiuti. Punti critici per la Sanità.
Durante questo periodo, è stato necessario, agire in deroga e ridurre, smaltire e sfoltire, il pesante calcolatore e controllore statale riguardo gli appalti nel pubblico, che necessitava di una velocizzazione delle procedure, in risposta ad una crisi che risultava immediata. La Sanità Italiana, e questo si sa, si è ritrovata ad essere impreparata, a gestire l’emergenza, non solo dal punto di vista del personale, come più volte denunciato, ma anche dal punto di vista di risorse e strutture, che vivevano in una crisi oramai decennale.
Le Regioni, per evitare scenari peggiori, attuano nuove procedure per la scelta dei bandi. Riducendo i controlli, ed agendo in deroga a molte delle normative anti-corruzione, anti-riciclaggio e anti-mafia.
Ma non è solo questo il problema. Le mafie hanno sempre agito in anticipo rispetto a qualsiasi tipo di azienda, fiutando i mercati e dando risposte veloci, rapide e soprattutto senza la necessità di regolamentazioni ferree che strozzano la concorrenza legale. Per questo motivo, l’Europa, che considera erroneamente il problema della Mafia, un problema del tutto Italiano, presenta le sue titubanze sui fondi destinati per il risanamento della crisi Post-Covid. Proprio dall’Italia, in riposta a queste titubanze, il giornalista Roberto Saviano, e con lui schiere di giornalisti specializzati in queste tematiche, segnalano, che il rischio di infiltrazioni mafiose, è un problema divenuto europeo. La sola ‘ndrangheta “fattura” annualmente circa 60 miliardi di euro, capitale sufficiente per guardare, non più al solo mercato italiano, ma anche verso quelli europei.
Dalla relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia arriva un monito: “La Mafia non si sta infiltrando, sta colonizzando la Sanità”. La presenza mafiosa in sanità, precedentemente descritta in un altro reportage (Vedi l’Articolo), è ormai consolidata da anni, non è un problema nuovo; questa nuova situazione però alleggerisce i clan dal vigile occhio statale, che adesso è rivolto verso altre criticità. La Sanità, come suddetto, ha sempre avuto tre punti critici, fonte di guadagni per le associazioni mafiose: L’Edilizia, come la storia ci insegna, già divenuta di interesse di tutte le Mafie, prime tra tutte Camorra e ‘Ndrangheta; Le Forniture, i quali Corleonesi, per primi fiutarono l’immenso guadagno, sin da prima dell’instaurazione del Sistema Sanitario Nazionale come lo conosciamo; e lo Smaltimento Rifiuti, campo d’azione prediletto per la Camorra. In questo periodo, diviene lampante, che le strategie consolidate delle organizzazioni malavitose, per venire meno ai controlli serrati dello Stato, ora si ritrovano a funzionare come una macchina oliata e rodata che corre senza esitare, in un percorso priva di ostacoli.
In un Dossier della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) si può leggere:
“La semplificazione delle procedure di affidamento, in molti casi legate a situazioni di necessità ed urgenza, potrebbe favorire l’infiltrazione delle organizzazioni criminali negli apparati amministrativi, specie di quelli connessi al settore sanitario. In proposito, la massiccia immissione sul mercato di dispositivi sanitari e di protezione individuale, in molti casi considerati infetti dopo l’utilizzo in ambienti a rischio, pone un problema di smaltimento di rifiuti speciali, settore notoriamente d’interesse della criminalità organizzata”. […]
Fonte: La Repubblica
[…] sono prevedibili, pertanto, importanti investimenti criminali nelle società operanti nel ciclo della sanità, siano esse coinvolte nella produzione di dispositivi medici (ad esempio mascherine e respiratori) nella distribuzione (a partire dalle farmacie, in più occasioni cadute nelle mire delle cosche), nella sanificazione ambientale e nello smaltimento dei rifiuti speciali, prodotti in maniera più consistente a seguito dell’emergenza. Non va, infine, trascurato il fenomeno della contraffazione dei prodotti sanitari e dei farmaci. Un polo di interessi, quello sanitario, appetibile sia per le consistenti risorse di cui è destinatario, sia per l’assistenzialismo e il controllo sociale che può garantire, come dimostrano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose, nel 2019, delle Aziende Sanitarie di Reggio Calabria e Catanzaro.
In questo momento però diviene difficile tracciare quali di questi flussi di investimenti entrano nelle tasche delle mafie, e come è prevedibile, solo a fine emergenza, faremo i conti con questa enorme disfatta della burocrazia.
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