Il CoVid-19, o popolarmente chiamato, sotto il termine non specifico, “coronavirus” non è l’unico dei virus circolanti negli ultimi trent’anni che hanno preoccupato il genere umano. Sottolineando che che l’attuale CoVid-19 è una tipologia di coronavirus che, nella fattispecie, causa SARS ovvero una sindrome severa respiratoria, bisogna affermare che negli ultimi anni, ci siamo imbattuti in molte altre epidemie che ci hanno tenuto con il fiato sospeso, non conoscendone la possibile evoluzione.
I virus, o agenti patogeni in generale, che si sono succeduti negli ultimi anni, ci hanno insegnato le difficoltà che si possono presentare nel gestire caratteristiche e tipologie differenti, che ci portano a modificare velocemente le nostre strategia di contenimento.
Si è fatto un gran parlare della difficoltà di contenere questo virus, per via della alta trasmissibilità e contagiosità e la nostra preparazione probabilmente inadeguata a far fronte a questo tipo di agente patogeno. La stessa OMS ha dichiarato alcuni giorni fa, che il mondo non è pronto alla gestione del problema.
Non è un problema solo italiano, dunque, (sebbene abbiamo conquistato un triste primato europeo), ma un problema molto più complesso e non analizzabile da una semplice sterile critica.
Bisogna riconoscere che queste situazioni ci aiutano a comprendere dove i nostri sistemi “difensivi” e organizzativi falliscono e dovrebbero lasciarsi un eredità storica di cosa fare e non fare in talune situazioni. Infatti, la verità è questa, nonostante un organizzazione impeccabile, cosa che attualmente mi discosto dal sostenere, quando parliamo di epidemie e virus, l’imprevedibilità della situazione gioca un ruolo fondamentale.
Ma quali sono le epidemie che negli ultimi anni ci hanno portato a mettere in dubbio il futuro della nostra salute collettiva?
MUCCA PAZZA (Encefalopatia Spongiforme Bovina)
Nel 1986, il laboratorio centrale di veterinaria di Weybridge in Regno Unito, identifica per la prima volta un esemplare di bovino con un quadro clinico preoccupante.
Successivamente si ritenne che l’insorgenza della malattia era da ricollegarsi all’uso di farine animali, per anni trattati con dei solventi, che seppur identificati come cancerogeni, ne avevano garantito l’inattivazione di alcuni prioni patologici contenuti nelle carni. All’ordine di sospensione dell’utilizzo di questi solventi, con l’obiettivo di ridurre il rischio di tumori, in realtà si scatenò una delle epidemie più famose del nostro secolo.
Infatti questa malattia è causata da un prione, ovvero una proteina patogena conosciuta anche come agente infettivo non convenzionale.
Questa situazione dunque era attribuibile all’uso di farine animali, generate da carcasse contaminate di altri animali di allevamento. La contaminazione portò nel solo Regno Unito all’abbattimento di centinaia di migliaia di animali, e nel mondo addirittura di milioni, di capi di bestiame. La causa di questa infezione erano dunque le carni ormai infette, la misura contenitiva di perpetuare un abbattimento categorico di massa di tutti i capi di bestiame possibilmente alimentati con farine contaminate portò a dei buoni risultati ai fini del contenimento del problema. Fino ad oggi si possono contare circa 500 casi nell’uomo. Il tasso di letalità di questo prione è di circa il 100% dei casi.
Inizialmente la comunità europea ha ratificato dapprima la sospensione della pratica dell’utilizzo di queste farine, ma dopo alcuni anni fu ristabilita sotto alcune condizioni più restrittive.
In teoria questa forma velata di cannibalismo, dovrebbe insegnarci l’innaturalità della nostra economia, che ai fini del risparmio ci porta a mettere a rischio la nostra salute perpetuando pratiche che razionalmente sarebbe considerabili inaccettabili.
AVIARIA (Virus Influenzale Orthomyxovirus H5N1)
L’influenza aviaria tendenzialmente torna a diventare protagonista delle cronache da ormai quasi 150 anni. In primis fu osservata in Piemonte nel 1878, non però riconosciuta come virus. Nel corso dei decenni successivi, fu continuamente studiata e in modo cadenzato si è riproposta al mondo, coprendo l’intero globo a poco a poco. Nel 2003 però avviene quella che per noi fu definita come l’Epidemia dell’Aviaria, il ceppo in questione fu H5N1 definito dalla rivista Nature “La Brutta Bestia”. In effetti il tasso di mortalità di questa non comune influenza raggiunse circa il 50%. In questo momento il virus è sotto osservazione, infatti, il contagio avvenendo da uccelli a umani (solo in alcuni casi è documentato il passaggio tra umani, ma solo nella prima generazione di contatto), ha interessato per lo più persone che dal punto di vista professionale si sono trovati a lavorare con il pollame in condizioni igieniche scarse. L’Oms non esclude la possibilità di un mutamento di questo virus e una possibile capacità di trasmissione su larga scala tra umani, candidati adatti per una nuova pandemia.
SARS (SARS-CoV – Famiglia Coronavirus)
Nel Novembre del 2002 per la prima volta inizia ad essere sotto osservazione una tipologia di coronavirus, che normalmente causa di sintomi simili a quelli del raffreddore comune, ma che in questo caso inizia a indurre nella popolazione sindromi severe di insufficienza respiratoria. Quest’epidemia si sviluppa dal sud della Cina, causando 8,098 casi e 774 morti in circa 17 paesi mondiali. Originariamente partita per zoonosi, si trasmette e muta nell’uomo divenendo contagiosa uomo-uomo tramite droplets e fomite. L’infezione causa polmoniti gravi che richiedono il supporto respiratorio, in una percentuale alta dei casi. Il tasso di mortalità di questa infezione raggiunge il 9,6%. Nel Maggio del 2004 gli ultimi due casi vengono registrati in cina. L’OMS considera questo virus, relativamente pericoloso, motivo per cui l’attenzione delle autorità internazionali deve rimanere alta per evitare eventuali nuovi casi ed epidemie. Come in tutte le infezioni virali, le popolazioni a rischio risultano quelle immunodepresse o portatrici di malattie croniche, l’uso di antibiotici è totalmente inutile e sconsigliata.
SUINA (Virus influenzale Orthomyxovirus H1N1)
Il virus della suina sembra avere origini altrettanto lontane. La prima volta fu descritto, per via della sua diffusione, nel 1918 stando a quanto affermato dall’Università di Pittsburgh. Questo virus sembra esistere e diffondersi tra i suini con una certa regolarità, ma nel 2009, in Messico, avvengono i primi casi di contagio umano. Da quel momento, grazie ad una trasformazione, il virus diviene specifico per l’uomo e l trasmissione tra individui delle stessa specie diviene arma disponibile del virus (le capacità di trasmissione sono ancora non ben definite) sembra che il virus abbia raggiunto circa 80 paesi nel mondo.
L’Influenza Suina fu definita nel 2009 Pandemia Globale, divenendo la prima pandemia del XXI secolo. I casi confermati sono circa 482.000 di cui 6.000 mortali, come ovvio, le persone con pregresse patologie croniche risultarono più sensibili e colpite dal morbo. Il numero di affetti da questa infezione in realtà rimane un mistero, si è stimato che molti abbiano contratto la malattia per poi guarire spontaneamente, senza che si rendessero conto di averla avuta. Si stima dunque che il tasso di mortalità dell’Influenza Suina è tra lo 0,02% e lo 0,1%, addirittura inferiore a quello dell’influenza stagionale (0.2%)
Successivamente fu creato un vaccino, efficace contro la malattia, ma che la diffusione tra la popolazione fu minore di quella preventivata. Alcune case farmaceutiche richiesero il rimborso per gli ordini effettuati direttamente ai governi centrali.
MERS (Sindrome Respiratoria del Medio Oriente – Coronavirus)
Un altro coronavirus fa la sua apparizione nel 2012, inizialmente chiamato novel coronarivirus e successivamente rinominato MERS-CoV. La sua diffusione, prevalentemente in paesi del medio oriente, quali Arabia Saudita, Giordania, Qatar, Egitto e altre 17 nazioni mondiali (tra le quali, gli ultimi casi in Corea del Sud), risulta essere molto più lenta e controllabile dai sistemi nazionali sanitari. Anche questa infezione nata per zoonosi e passata dai pipistrelli ai cammelli e successivamente agli umani, risulta avere un alto tasso di letalità, si stima intorno al 20%-30%. L’OMS considera questa infezione ad alto rischio di futura mutazione, ed è in corso la progettazione di un vaccino come difesa ad una possibile pandemia.
Ancora una volta questo virus causa una severa sindrome respiratoria, ha un alta mortalità sopratutto nelle popolazioni a rischio.
EBOLA (Ebolavirus)
Questi virus sono un gruppo di 5 specie, di cui 4 sono responsabili di quella che è la malattia da virus Ebola. Gli umani risultano molto suscettibili a questo virus, colpiti da una febbre emorragica con un alto tasso di letalità.
Lo Zaire Ebolavirus è la specie di riferimento, costituito da un solo ceppo noto e chiamato semplicemente Virus Ebola. Il nome viene dalla zona dove è stato per la prima volta ritrovato (nello Zaire) e il nome Ebola è preso dall’omonimo fiume. La prima descrizione del virus avvenne nel 1976, nella regione suddetta.
L’Ebolavirus risulta molto aggressivo, causando quella che è definita febbre emorragica. Si inizia con temperature superiori a 38,8° per poi iniziare ad avere diarrea e vomito sanguinolenti, occhi rossi e dilatati con presenza emorragica sulla sclera, danni agli organi quali reni, milza e fegato, risultato di una necrosi sistemica diffusa.
Il problema maggiore della diagnosi è l’inizio dell’infezione con sintomi molto generali, che causano spesso un ritardo nel riconoscimento della malattia e dunque un inizio di focolaio. Il sovraffollamento e la scarsa qualità dei sistemi sanitari africani, hanno ovviamente creato il clima perfetto per il diffondersi di questa infezione.
L’Ebolavirus si trasmette per contatto diretto con i fluidi corporei, tra cui il sudore, e uno dei veicoli di trasmissione più importanti sono proprio gli operatori sanitari.
Si è dimostrato che questo virus si è sviluppato dalle grandi scimmie, e il periodo di incubazione va da 2 ai 21gg.
La natura di Ebolavirus non permette la predisposizione attualmente all’avvento di una grande pandemia. Nonostante ciò, negli scorsi anni si è provveduto a sviluppare un vaccino, che si tende a somministrare dapprima agli operatori sanitari, in modo da spezzare la catena di contagio e ovviamente prevenire che ne diventino bersaglio.
L’OMS costantemente a lavoro…
L’OMS, dunque, veglia su di noi, monitorando la situazione e tentando di preparare le difese per una possibile futura pandemia che potrebbe minacciare il genere umano, incoraggiando le nazioni a prepararsi al meglio per quello che è sempre di più un rischio possibile.
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Fonti
Ebola – Wikipedia
Mucca Pazza – Wikipedia
Influenza Suina- Wikipedia
SARS – Wikipedia
MERS – Wikipedia
Influenza Aviaria – Wikipedia