Tirana: il 7 marzo del 1991 Brindisi si sveglia e in poche ore viene presa d’assalto dalle navi partite dall’Albania. Il governo non c’è: i primi aiuti – e le scuse – arriveranno solo il 12 marzo, cinque giorni più tardi. Dalle carrette scendono, affamati e sporchi, uomini, donne e bambini. C’è Pjerin: ancora oggi cerca l’uomo che gli diede 17mila lire per telefonare e comprare un pezzo di focaccia. Nel frattempo è diventato un medico del 118, ha ricostruito la sua vita in Italia e vorrebbe ringraziare l’uomo che quel giorno lo aiutò e poi sparì. C’è Astrit, professore di francese. Fa di tutto per anni, oggi lavora alla camera di Commercio di Milano. C’è una intera città che si dà da fare, da sola, per aiutare un esercito di disperati. Il sindaco di allora, Giuseppe Marchionna, fa diffondere un messaggio, ogni 15 minuti: “Hanno solo fame e freddo, aiutateli”. E così sarà. A distanza di 25 anni, ora che la Puglia rischia di tornare ad essere terminale della speranza.
I pugliesi, ed in particolare i brindisini, dimostrarono al mondo intero che l’affamato va sfamato, il disperato va aiutato, non importa la lingua, non importa la nazionalità, c’è una sola razza, quella umana.
Il 7 Marzo 1991. Quel giorno arrivarono nel porto di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo, 27mila migranti. Fuggivano dalla crisi economica e dalla dittatura comunista in Albania. Un esodo biblico, il primo verso l’Italia: in un primo momento se ne contarono 18mila, ma con il passare delle ore il numero di profughi salì a 27mila. Dopo il crollo del Muro di Berlino, l’ondata della crisi aveva colpito anche gli albanesi. Già nel nei primi mesi del ’91 diverse persone erano scappate verso le coste pugliesi, ma fino a quella mattina non si era ancora visto un flusso così ampio di sbarchi.
Il risveglio di Brindisi. Quel giorno la città di Brindisi al suo risveglio si ritrovò di fronte a un’emergenza umanitaria. Nel porto c’erano decine le piccole navi gremite di migranti, provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico. Nel pomeriggio precedente si erano affacciate sul porto di Brindisi due grosse navi mercantili albanesi, cariche di 6.500 persone che furono bloccate dalla Capitaneria. A queste due grosse imbarcazioni, durante la notte, se ne aggiunsero altre. Quelli che furono definiti “i boat people” albanesi erano un fiume inarrestabile. Il governo aveva dato l’ordine di fermarli, in attesa della fine delle trattative tra parlamentari italiani e autorità albanesi, in corso a Tirana. Alla fine non fu possibile rimandare indietro i migranti. Fu solo verso le 10 del mattino del 7 marzo che venne permesso alle navi di attraccare e ai profughi di scendere a terra.
Ad Agosto, Bari rivive la stessa emergenza. Qualche mese dopo con l’arrivo, questa volta a Bari, di un altra ondata di migranti su una nave che arrivava dall’Albania. L’8 agosto 1991 attraccò nel porto di Bari il mercantile partito da Durazzo con ventimila clandestini a bordo. Fu il secondo grande sbarco in Puglia. Gli albanesi furono trasferiti dalla banchina del porto allo stadio della Vittoria. Quel giorno lascia impresso nella memoria collettiva le immagini della nave “Vlora” con a bordo migliaia e migliaia di persone. La nave dei profughi, prima respinta a Brindisi e dirottata a nord verso Monopoli, fu poi agganciata da rimorchiatori e ormeggiata nel porto del capoluogo pugliese.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, La Repubblica.