Qual è la ricetta per demolire un Sistema Sanitario?
In breve basta definanziare la Sanità Pubblica con tagli sistematici, incentivando però le prestazioni in sanità privata. Importante è condire il tutto con un sistematico ed errato calcolo del fabbisogno di professionisti e infine guarnire con condizioni lavorative pessime. Se riuscirai ad erogare un servizio qualitativamente nemmeno sufficiente avrai completato tutti i passaggi della sanità pubblica 3.0.
Ma partiamo per gradi.
Durante il 2020 si è speso il 7.9% del PIL per la sanità pubblica, con un incremento rispetto al 2019 di 1.1% (6,8%).
Questo momento, comune a tutti i Sistemi Sanitari ha portato il nostro paese più vicino alla media europea di spesa sanitaria (8% del PIL).
Una situazione anomala, come lo è stata la Pandemia che ha colto tutti impreparati. Specialmente l’Italia.
Decenni di tagli e di privatizzazioni, sommate alle strategie moderate che poco hanno a che fare sia con il mondo liberale che con il mondo socialista, hanno mandato in stallo l’intero sistema.
La voce sanità per anni è stata vista come un qualcosa da tagliare. Vizio di forma che però permane per gli anni a venire. Nel 2023 il PIL dedicato in sanità sarà del 7%. Nel 2025 del 6,2%.
Una nuova stagione di tagli dunque. Nuovamente in carenza di personale e risorse. In una sanità, che per descriverla in modo ottimistico: fa acqua da tutte le parti.
Nel frattempo, la sanità privata trae vantaggi dal sistema a DRG e dalle prestazioni arraffate dalla Sanità Pubblica. Diviene anche più attrattiva per medici specialisti e da poco anche per gli Infermieri che ritrovano stipendi e condizioni lavorative migliori di quelle che si ritrovano in sanità pubblica.
In periodo ante-pandemico in Italia mancavano 60.000 infermieri, a fronte di 25.000 infermieri disoccupati ed in cerca di occupazione. Oggi la Regione Veneto sostituisce quei numeri con il Super-Oss. Perchè?
Quei 25.000 infermieri sono stati assorbiti in tempo record durante il 2020, e il fabbisogno di infermieri sembra essere addirittura cresciuto rispetto a quanto dichiarato da FNOPI in periodo pre-pandemico.
I prepensionamenti determinati da “Quota 100” hanno creato un’ulteriore criticità.
Non bisogna però scordare che quest’anno abbiamo raggiunto il record minimo di laureati in Infermieristica, che si attesta per la prima volta dal 2011 sotto le 10.000 unità.
Degli oltre 15.000 posti messi a bando, solo il 74% raggiungono effettivamente la laurea. Numero che è sceso rispetto all’81% del 2013 ma cresciuto rispetto al 67% del 2021. Un quarto dei posti messi a bando resta vuoto.
Questo significa che il gap da colmare diventerà anno dopo anno più profondo e difficile da rimarginare.
Attenzione però, anche i Medici soffrono le loro pene. I posti aperti per le specializzazioni sono sempre inferiori ai laureati in medicina. Questo significa che sistematicamente ogni anno decidiamo di lasciare fuori dalle specializzazioni qualche medico.
Infine la Professione Infermieristica, come ripetuto più volte da FNOPI, non è attrattiva. Le condizioni lavorative a cui sono sottoposti gli Infermieri e la mancanza totale di crescita professionale, nonostante le norme che permetterebbero questo passo, ha reso la professione della Nightingale lo zimbello tra le professioni sanitarie. Altro che Eroi.
Nessun infermiere che incontrerai ti dirà che il servizio da lui svolto in sanità pubblica è eccellente. Nessun infermiere ti dirà che la sanità pubblica italiana è tra le prime del mondo. Il motivo è che costretto a coesistere con il tanfo rancido di chi vuole spolpare giorno dopo giorno la Pubblica Salute e il Diritto alla Vita del Cittadino.