La Professione Infermieristica vive la più grande crisi di tutti i tempi. In tutte le nazioni gli infermieri si sollevano e si agitano per le condizioni lavorative che la Pandemia ha aggravato.
In Italia, il problema è peggiore. La carenza di crescita professionale e il salario non adeguato alle responsabilità affidate portano gli infermieri ad abbandonare sempre di più questa professione.
Il 33% degli Infermieri dichiara di voler lasciare la Professione. Uno su tre. Il numero è enorme.
Questo è dovuto ad una incapace gestione da parte dei manager di azienda, che hanno dimenticato probabilmente le fondamenta di qualsiasi azienda che si rispetti: Le Risorse Umane.
Inoltre, l’aziendalizzazione degli ospedali, hanno portato ad un modo di vedere il mondo sanitario, che contempla solo la chiave economico-finanziaria.
Il Problema della Violenza sugli Operatori Sanitari
Sempre più vittime del sistema. Un sistema che ci costringe ad avere poco tempo per curare la parte relazionale. Un sistema che ci impone di non avere tempo per curare chi sta male. Pochi Infermieri e troppi pazienti. La Dirigenza conosce il problema, ma tace. Quello è l’unico modo che conosce per ridurre le spese sul budget. Spremere le risorse professionali assunte.
Il 12 Marzo è stata la prima Giornata contro la Violenza sugli Operatori Sanitari. Una ridicola manifestazione per pulire le coscienze. Sensibilizzare senza però attuare vere risoluzioni al problema.
Lo Stato nel 2007 aveva emanato la Raccomandazione n. 8 per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, comunicando che nel nostro Paese mancavano statistiche ufficiali. I casi contati dopo quella raccomandazione sono pochi. L’INAIL de conta almeno cento volte di più.
Nel 2020, con la solita rapidità italiana, viene promulgata la Legge 113/2020 che introduce l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie. I numeri salgono.
I Cittadini, che per i loro famigliari farebbero di tutto, scaricano le tensioni su chi è in prima linea. Noi Infermieri.
Noi infermieri, che conosciamo bene la scarsità delle nostre risorse, subiamo le violenze dei cittadini e dei pazienti che in modo arcaico ci ricordano della loro poca soddisfazione del processo di cura.
Inoltre, sembrerebbe che esista un numero abnorme di violenze non segnalate.
Nessun diritto allo sciopero…
I sindacati riversano la loro incapacità, ormai cronica, sugli iscritti, inneggiando la scarsa partecipazione agli scioperi. Proprio queste affermazioni pongono seri dubbi sulla conoscenza dello stato in cui versa la situazione dell’Infermiere negli Ospedali Italiani.
Con la Legge 146/1990, e successive modifiche ad opera della legge 83/2000, si introduce il diritto da parte delle aziende di precettare i lavoratori. La legge concilia i diritti costituzionali dell’individuo con il diritto allo sciopero.
Sebbene siamo tutti d’accordo che precettare sia lo strumento per tutelare la salute dei cittadini, che possono vedersi garantita l’assistenza anche in caso di sciopero, la cruda verità in sanità ha preso una piega molto oscura.
Il continuo voler tagliare e voler lavorare ai limiti del minimo garantito, pone l’annosa questione dell’impossibilità di partecipare ad alcun sciopero.
Ogni volta che si indice uno sciopero, ecco che spuntano i fogli della “precettazione”. Tutto rimane così com’è e a tutti viene negata la possibilità di scioperare.
Il punto della questione è la mancanza di una “indennità di precettazione”.
Affinchè le norme su indicate, potessero rivelarsi pienamente costituzionali, dal mio misero punto di vista, avrebbero dovuto introdurre un indennizzo economico a chi per ovvi motivi, fosse costretto a sospendere il proprio diritto di Sciopero.
In 9 anni di carriera, non ho MAI potuto partecipare ad alcun sciopero. Sono stato precettato per 9 anni. Può questo essere democratico o costituzionale?
La questione dello sciopero bianco…
Ecco che entra in ballo la questione dello Sciopero bianco. Considerando l’impossibilità da parte degli Infermieri di poter scioperare, in quanto già a numero minimo necessario e data la peculiarità del lavoro svolto, diviene opportuno poter inserire una possibilità ulteriore di protesta.
L’Enciclopedia Treccani definisce lo Sciopero Bianco come:
sciopero bianco, consistente nell’applicazione pedantescamente scrupolosa dei regolamenti, in modo da ostacolare o rallentare lo svolgimento del lavoro
Sciopero Bianco – Treccani
Dunque con il termine di sciopero bianco si indica una forma di protesta dei lavoratori che consiste nel rifiuto di collaborare. Questo rifiuto è realizzato però senza astensione dal lavoro, bensì mediante l’applicazione rigida e burocratica delle regole e dell’orario di lavoro contrattuale.
Gli infermieri in una azienda sanitaria sono l’olio che lubrifica tutti gli ingranaggi. Fanno da connessione tra le varie professionalità in gioco e permettono che il tutto viaggi in modo rapido e continuo. Spesso però, affinchè questo avvenga, agli Infermieri è richiesto di entrare in campi non di loro competenza.
Una dinamica che vediamo giornalmente.
Sospendere queste attività, riducendo, giorno dopo giorno, l’efficienza del reparto mandano in tilt il sistema retto da un fragile potere basato sul demansionamento e su dinamiche a tratti schiaviste, potrebbe divenire la soluzione al problema.
In taluni casi, questo tipo di sciopero ha funzionato. Vedasi gli scioperi bianci delle guardie di frontiera negli anni 80.
Curioso è che in molte nazioni, lo sciopero bianco è tradotto con il corrispettivo di “Sciopero all’Italiana”.
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