Indennità Infermieristica, Indennità Esclusività, Eliminazione dell’Esclusività Contrattuale, Miglioramento delle Condizioni Contrattuali, Uscita dal Comparto Sanità, Aggiornamento del CCNL scaduto ormai da tre anni, Aumento stipendiale, Specializzazioni Infermieristiche e potrei andare avanti per ore.
Tutte queste sono state le idee e ideologie portate avanti durante la fase COVID dalla comunità Infermieristica, per la ricerca del miglioramento della nostra professione. Una professione che durante il COVID ha solo visto il peggio del peggio. Quest’epoca ci pone come testimoni di come l’infermiere sia divenuto vittima sacrificale.
Ma quali sono i risultati raggiunti nel periodo in in cui l’infermiere è stato ritenuto necessario, insostituibile ed “eroico”?
In pratica? Nessuno.
Appena è arrivata la grande prima ondata, molti di noi hanno lasciato la famiglia, hanno vissuto in totale isolamento, chiamati dal senso del dovere e da ciò che rende grande un professionista. Mentre si rischiava la vita, e molti di noi la perdevano, attendevamo instancabili e speranzosi, quello che la società ci avrebbe ridato in cambio.
Il risultato però è che la nostra voce è stata soffocata e confinata sui social, persino da coloro che avrebbero dovuto schierarsi dalla nostra parte, da coloro che della difesa dei diritti e della crescita professionale hanno fatto la loro missione.
Abbiamo dovuto ascoltare affermazioni mostruose quali: “Non si trovano infermieri, nemmeno a pagarli oro”. Nonostante mai sia stato offerto un contratto che potesse uscire da quello che per definizione è quello di carattere nazionale, con l’aggravante della temporaneità dei contratti a termine dai quattro ai sei mesi.
Mentre i livelli di stress e burnout, bruciavano file di professionisti, siamo stati testimoni di un teatrino macabro di giochi di potere che prendevano vertici di molte delle organizzazioni governative, statali, regionali e parastatali. L’era Covid è stata la più prolifica, se guardiamo il lato politico e giornalistico.
Sospinti da un’aria rivoluzionaria, osservata probabilmente dalle istituzioni e dai media, siamo stati calpestati pubblicamente molteplici volte. Tornando ad essere da “eroi dell’era covid” a semplici operai della sanità.
Abbiamo avuto un anno per trasformare la nostra professione, conquistare ciò che ci compete e divenire gli infermieri del futuro, ma non abbiamo mai sfruttato l’occasione; invitati alla calma anche quando il collega accanto a noi moriva di covid in una terapia intensiva.
Il tempo è finito. L’altura strategica concessa dalla pandemia è ormai inutilizzabile, il campo di battaglia non è più lo stesso. Non abbiamo più alcun vantaggio per vincere le nostre lotte. Siamo rimasti soli ed isolati, nuovamente nel baratro professionale in cui eravamo.
Inutile affermare che la colpa è della nostra categoria. La scarsa partecipazione alla Res Pubblica, ci porta a soccombere contro chi ha fatto di noi solo carne da cannone. Non abbiamo saputo sfruttare il momento ed ora siamo nuovamente in balìa di colletti bianchi.
Smettiamola di sentirci teorici, parlando di governance. Passiamo ad esserlo, portiamo la professione in una realtà teorica nuova e lontana dai tradizionalismi. Non disdegnamo le competenze tecniche, sono quello che ci hanno reso indispensabili. Non vendiamo via la nostra professionalità, non cediamola per nulla.
Chiudo questo breve articolo, chiedendo a tutti di pensarci, la prossima volta che ci sarà da eleggere qualcuno. Smettiamola di sentirci esclusi dal mondo politico professionale e non. Smettiamola di dare il voto a qualcuno per mero favoritismo. Esigiamo che il nostro voto porti a ciò che è stato promesso.
Torniamo a fare politica, torniamo ad essere in uno stato democratico…