Gentile Lettore, durante la mia esperienza in Regno Unito, ho vissuto decine di situazioni e realtà che ho definito, per leggerezza, stranezze anglosassoni. Inizialmente queste situazioni, mi hanno portato a storcere il naso, ma ammetto che nella routine della vita e nella visione progressiva e complessiva ho dovuto cedere alla convinzione di aver avuto un iniziale, erronea e pretestuosa valutazione. Solo in alcuni mesi ho compreso il livello avanzato che gli inglesi possono vantare in campo di risoluzione e gestione delle problematiche quando parliamo del mondo sanitario.
Dapprima, avevo considerato la loro passione nei meeting, i briefing, i debriefing e chi più ne ha più ne metta, un’inutile perdita del mio prezioso tempo; Consideravo a tratti fastidioso, la non possibilità di dedicare il mio tempo a progetti e a miglioramenti da apportare. Incredulo, passavo il tempo a fare brainstorming oppure a discutere decine o centinaia di volte quell’unico caso, che per finire, diveniva un puzzle frammentato di azioni idee e pensieri.
Nel tempo però, ho avuto occasione di comprendere che la mia valutazione era stata affrettata e semplicistica.
L’obbligo imposto di parlarne sempre e comunque; inizialmente vista come un imposizione poco valutativa, costringendo a discutere persino di casistiche, di cui si conoscevano di già le cause e i miglioramenti da approntare; divenne, giorno dopo giorno, più chiaro e portatore di una filosofia di management dei rischi molto più ampia di ciò che si presentava di fronte ai mie occhi.
Mi resi conto che non era il concetto di voler parlare continuamente di discorsi che talvolta risultavano inutili, anche a detta degli stessi manager, bensì quella di utilizzare una procedura standard per ogni caso, che evitasse la perdita, tra gli innumerevoli casi avversi, di quello che con una profonda analisi, avrebbe portato al miglioramento delle misure standardizzate e customizzate nell’unità operativa.
Fu così necessario, alla mia promozione, seguire due corsi importanti, stando a quello che la mia manager continuava a ripetermi: Il primo corso, basato sul modello di business e marketing sanitario, diretto da un Manager che si occupava di finanza ed analisi dei business mondiali, quali Amazon, Facebook e correlati; Il secondo corso invece diretto da un analista dell’Aviazione Civile Inglese, che portava con se, procedure standard e modelli di indagini utilizzati in Aviazione.
Riguardo al modello di business, ne discuterò più avanti, tentando di riportare le sfaccettature di quel corso e parlarvi delle strategie di marketing sanitario che perseguiva il mio trust; In questo articolo invece tenterò di portare all’attenzione, l’importanza delle strategie di Risk Management e di Indagine utilizzate dall’Aviazione Civile, riportate nel mondo sanitario ed ospedaliero.
Definizione, Ruolo e Caratteristiche base del Risk Management, dell’Emergency Management e il Disaster Manager…
La gestione del rischio (in inglese risk management) è il processo mediante il quale si misura o si stima il rischio e successivamente si sviluppano delle strategie per governarlo.
Definizione Wikipedia.org
Il risk management o processo di gestione del rischio è “l’insieme di attività, metodologie e risorse coordinate per guidare e tenere sotto controllo un’organizzazione con riferimento ai rischi”
UNI 11230. Vocabolario, marzo 2007
Il Concetto di Gestione del Rischio, inizia probabilmente in campo finanziario e delle grandi aziende, che per la prima volta, includono nella loro squadra, interi team di ricerca di gestione del rischio perpetuando delle strategie che difendano capitali e strutture, da rischi in parte prevedibili o perlomeno valutabili.
Non dissimile da quanto il Ministero della Salute fornisce alla nostra professione quanto si parla di Rischio Clinico (Immagine di Confronto):
Si tenta dunque di dare priorità a ciò che può causare il maggior impatto sull’azienda e sul budget e che, al contempo, ha una una probabilità di rischio maggiore. (Vedi schema allegato).
Si standardizza anche il processo di “Gestione del Rischio” con i famosi cinque passi del Risk Management, ormai utilizzati in tutti i campi applicabili:
- Stabilire il contesto
- Identificare i rischi
- Analizzare i rischi
- Valutare i rischi
- Controllare i rischi
Queste fasi diventano importanti alla nascita di un nuovo progetto. Diviene essenziale durante la stesura di una nuova idea, di un nuovo investimento o un nuovo protocollo da attuare, la valutazione del contesto, l’identificazione, l’analisi, la valutazione ed infine il controllo dei rischi che perdura per tutta la durata del progetto in atto.
Ovviamente, questa definizione risulta affrettata e decisamente striminzita. Sul Risk Management, ci sarebbe, e molti lo hanno già fatto, da scriverci interi libri. L’obiettivo però di questo articolo è differente.
Parlando dunque di Risk Management, è ovvio che le fasi del processo sopra elencate, rimangono valide anche quando si parla di sanità e salute pubblica. Ad essere, in Italia come nel resto del mondo, si creano campi e figure quali l’Emergency Management e Il Disaster Manager.
L’Emergency Management, largamente utilizzato in Protezione Civile, in realtà si può ritrovare anche in grandi aziende o istituti finanziari. Come suggerito dalla parola stessa, questo campo serve a prevedere e organizzare un piano di risposta in caso di Emergenza, e ovviamente diviene il Team Specializzato da attivare qualora ci si trovasse di fronte ad una situazione di crisi, tale da non poter essere convenzionalmente gestita.
Il Disaster Manager, invece è quella figura professionale attiva in Protezione Civile definita come segue:
Professionista della protezione civile in possesso delle conoscenze, abilità e competenze nel campo della previsione e della prevenzione dei rischi e della preparazione e della risposta alle emergenze, tali da fornire supporto alle decisioni per la gestione delle attività connesse alla previsione, alla prevenzione, alla gestione e al superamento delle conseguenze derivanti dalle catastrofi naturali o causate dall’uomo, in funzione del grado di complessità dell’evento catastrofico e dell’Organizzazione per la quale presta la sua opera.
UNI 11656:2016
Anche in questo caso troviamo 5 campi o fasi di azione per questo professionista:
I compiti afferiscono alla seguenti cinque aree:
- Previsione dei rischi
- Prevenzione dei rischi
- Preparazione all’emergenza
- Superamento dell’emergenza
- Valutazione post emergenza
Per quanto a colpo d’occhio potrebbero sembrare simili, i due casi hanno fasi profondamente differenti. Nel primo caso, oltre alla dissimile valutazione del contesto, ci si ritrova ad identificare i rischi (che sono tecnicamente presenti), per poi analizzarli, valutarli e infine controllarli. In caso di disastri invece, l’obiettivo è arrivare preparati all’emergenza, avendo attuato un opera di previsione, prevenzione e preparazione al fine di superarla e valutare in seguito ciò che è accaduto e come si è risposto alla crisi. In entrambi i casi, queste valutazioni, spesso si intersecano, considerando che una situazione può facilmente degenerare in qualcosa di molto più grave.
Cosa si intende per Safeguarding?
La parola “Safeguarding” letteralmente significa “Salvaguardare”, l’obiettivo è difatti quello di proteggere una categoria a rischio, mettendo in atto dei protocolli specifici, che consentano di evitare che un qualcosa riaccada oppure degeneri in modo irreparabile. In Regno Unito, è principalmente utilizzato nelle categorie a rischio quali: bambini, adulti con fragilità o disabilità; ma questo concetto di salvaguardia in realtà può essere applicato a qualsiasi categoria, sia necessario proteggere da un preciso o indefinito stress che potrebbe portare a ledere una specifica classe.
il Safeguarding per gli inglesi è discorso serio, molti protocolli impongono, agli operatori, quali infermieri e medici, di segnalare eventuali criteri che possano suggerire una situazione di criticità per la categoria scelta. Una condizione sine qua non, che costringeva a segnalare fatti, anche se nel complesso potevano sembrare di poca rilevanza. Faccio un esempio:
Al ricovero di un minorenne, per patologia X, si ritrovano degli ematomi sul corpo del piccolo paziente. Per quanto giustificati dai genitori con valide ragioni, la segnalazione era assolutamente obbligatoria. Le indagini successive avrebbero svelato le ragioni di quegli ematomi.
Un altro esempio, potrebbe essere invece, il ricovero di un paziente, che afferma di avere figli a carico. Il paziente risulta un consumatore abituale di droghe, la moglie non è presente al ricovero, e il marito segnala che potrebbe non essere con i bambini. Nonostante non vi sia la certezza di quanto affermato, è fatto obbligo all’operatore, segnalare per opera di Safeguarding la situazione dubbia, in modo da attivare nuove indagini.
Lo stesso vale per pazienti adulti fragili o con disabilità.
Nonostante questo sembri un interessamento troppo morboso alla vita personale altrui, ignorare tali segnali, sarebbe stato motivo sufficiente per incorrere a licenziamento e accusa su lato penale nei confronti dell’operatore.
Certamente, in Italia queste condizioni esistono, ma la cattiva gestione organizzativa esistente e la mancanza di normativa soddisfacente portano ad un irrimediabile zona d’ombra che porta, per esistente carenza strutturale, ad una perdita di casistiche rimediabili. In parole povere, quanto suddetto, fa riferimento alle classiche tragedie evitabili.
In Inghilterra esistono, a tal proposito, delle normative che nello specifico si identificano nel Safeguarding Children Act (2010/2015/2018) e nel Care Act (2014).
Inserisco i passaggi da definire quando si esegue una valutazione per l’attivazione di un possibile protocollo di Safeguarding:
- Si sta verificando una negligenza?
- Perché si sta verificando una negligenza?
- Qual’è la situazione per i bambini/adulto fragile?
- Ci sono miglioramenti nella famiglia da sostenere?
- Quali bisogni devono essere soddisfatti per assicurarsi una salvaguardia a lungo termine per i bambini/adulti fragili?
L’Aviazione Civile, in campo di Gestione del rischio (Risk Management)…
Arriviamo dunque al punto saliente dell’articolo, che per chi di voi ha avuto la pazienza di leggere, potrebbe essere un interessante campo da esplorare: Le Strategie di Risk Management, Safeguarding e Incident Reporting dell’Aviazione Civile in Sanità.
Sebbene i concetti di Risk Management siano stati affrontati in ambo le realtà, praticamente nella contemporaneità, i livelli di qualità ed efficienza sono difficilmente paragonabili. Le ragioni potrebbero essere differenti, ma senza alcun dubbio, bisogna considerare due fatti molto importanti: In primis, l’ampio budget a disposizione dell’aviazione che considerando i modelli di business permettono ampi margini di azione, in secundis abbiamo l’enorme impatto in materia di vite umane e/o danni economici che un errore o una crisi possono causare.
Ovviamente, considerando le tante aziende private che operano nel settore dell’aviazione, il ruolo di controllore è in mano ad enti spesso governativi o paragovernativi, in Italia ad esempio è compito dell’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) assicurarsi che i principi di Safety Risk Management, siano applicati dalle compagnie aeree in modo corretto.
Proprio sul sito dell’ENAC risalta l’importanza che l’ente pone sul Safety Risk Management, sulla Safety Analysis e sui Safety Performance Indicators.
Del primo abbiamo dato dei cenni nella prima parte dell’articolo, ma quando parliamo di Safety Analysis e Performance Indicators potremmo rischiare di cadere nella tentazione di divenire troppo prolissi. Basti sapere che gli Indicators (Indicatori di Performance) misurano le prestazioni di Safety, ed ad essi l’ENAC, come tutte le agenzie nazionali sulla sicurezza in aviazione, pongono dei target (obiettivi) da raggiungere, che nello specifico si denominano SPT, Safety Perfomance Targets. Ovviamente il monitoraggio dei progressi e dei risultati è essenziale e questo dovrebbe determinare un identificazione del livello di sicurezza raggiunta, denominato Level of Safety Performance (Livello di Performance di Sicurezza).
Per Maggiori Informazioni a riguardo lasciamo il Link al sito dell’Enac raggiungibile: QUI
Anche la gestione delle catastrofi e delle emergenze è materia complessa e differente quando si parla di aviazione civile e sanità.
Quando uno di questi eventi più o meno tragici avvengono, viene chiamata in causa l’Agenzia Nazionale Sicurezza Volo, istituita da un decreto legislativo del 1999. Essa ha il ruolo di investigare in maniera indipendente a ciò che è accaduto, e successivamente rilasciare i propri report su quanto scoperto.
Ovviamente la magistratura, in caso di eventi con possibili penali, apre subito un fascicolo, perpetuando le proprie indagini in attesa del rapporto dell ANSV.
In sanità questo non è contemplato, o per lo meno, lo è solo in parte, in modo frammentario, locale e talvolta del tutto straordinario.
Questi obblighi, derivanti dalle commissioni mondiali di sicurezza in aviazione, unita ad un miglioramento delle conoscenze in campo di Risk Management, e sopratutto al modo pro-attivo di risolvere le varie problematiche, hanno portato l’Aviazione Civile, e le sue strutture, ad essere una delle principali contribuenti di innovazione in questo campo.
La Sanità e il Risk Management…
Quando accade un evento grave a tal punto da richiedere un indagine, è direttamente l’Azienda o l’Unità Sanitaria Locale ad investigare, in parallelo alla magistratura. In talune situazioni, solitamente più gravi, può esserci un interessamento diretto del Ministero della Salute che apre una commissione per supportare le indagini. Il team chiamato in campo è quello, che per normative regionali, dovrebbe essere istituito in ogni realtà sanitaria, e spesso sono professionisti interni alle aziende (Medici ed Infermieri), specializzati nella Gestione del Rischio Clinico.
Nel paese della regina invece, la presenza di più enti indipendenti, permette ai Trust (il corrispettivo delle nostre Aziende Sanitarie) di perpetuare indagini interne, nel mentre enti esterni come il CQC (Care Quality Commission) e la giustizia fanno le loro perizie ed indagini.
Proprio alla CQC è dato potere, di fare quello che l’ENAC fa in Italia per l’Aviazione Civile. Questa commissione, che annualmente valuta tutte le strutture di interessa sanitario del paese, ha il compito ed il dovere di effettuare una valutazione globale della situazione, rilasciare un punteggio (non dissimile al Level of Safety Performance quando si parla di Safety) e richiedere migliorie o rivisitazioni nel rapporto rilasciato dopo alcune settimane.
In Italia non esiste un modello di Commissioni soddisfacente, simile alla “Commissione di Qualità dell’Assistenza” Inglese, pertanto il monitoraggio e le migliorie, esistono solo in base alla volontà delle Aziende, che provano, non sempre con successo, a rispettare le normative e raccomandazioni nazionali e regionali, lasciando che il controllo di tali livelli di performance venga affidato alle sole forze dell’ordine.
Per questo motivo, in Italia, spesso i cambiamenti avvengono a seguito di un evento importante, e quasi mai per opera di risposta ad un monitoraggio da parte di agenzie terze.
Inoltre, proprio questa frammentazione regionale, inclusa all’affidamento dei controlli e del monitoraggio a comuni forze dell’ordine e non basando la propria valutazione di qualità ad enti indipendenti ed esterni, portano ad un inefficienza intrinseca, che è difficile da colmare.
Ma senza alcun dubbio, si può affermare che si stanno facendo passi da gigante all’interno della nostra sanità, affinché la gestione del rischio clinico, diventi più unificata e specializzata ma sopratutto standardizzata.
Si analizzerà in un diverso momento, le basi e le strategie della sanità pubblica italiani, essendo certi che sia più che corretto, dedicare più di un piccolo paragrafo.
Conclusioni
Sono certo, che sintetizzare tutte queste informazioni in un articolo è materia non semplice. Risulta complesso, considerata la vastità del campo, tentare di entrare nel merito di ogni definizione e valutazione. L’introduzione però all’argomento è un inizio, la sanità pubblica nell’ultimo ventennio ha dedicato molto tempo al miglioramento delle attuali strutture di Gestione di Rischio Clinico, ma bisogna rivoluzionare le intere strategie, finora applicate, perché ormai inefficienti.
Il Contributo dell’Aviazione Civile in campo di Risk Management è fondamentale, e molte nazioni, quali il Regno Unito, avendo edotto la questione, hanno inserito esperti del campo, nelle strutture sanitarie, per modificare comportamenti, abitudini e modelli, al fine di migliorare il Livello di Performance di Sicurezza, divenuto protagonista indiscusso dei nuovi modelli di Gestione del Rischio Clinico nei sistemi sanitari d’oltremare.
Di seguito alcuni link utili:
Ministero della Salute: Risk Management in Sanità
Sito ENAC: Safety Performance Indicators
Care Quality Commission – Sito Inglese