Nel Novembre del 2016 decisi di pubblicare il primo report della mia esperienza al servizio della Regina Elisabetta. Il risultato é stato che molte persone mi hanno contattato tramite i social o si sono avvicinate a me dicendomi di aver letto l’articolo e di averlo trovato, per molti aspetti, utile. A circa un anno e mezzo di distanza ho deciso di scrivere un secondo report di questa esperienza incredibile, perlomeno dal punto di vista di un italiano.
Le origini…
Laureato presso l’Universitá degli studi di Siena decisi di tornare nel mio paese di origine, la bellissima Lecce, per provare a partire con la mia carriera professionale. I primi mesi furono complessi, fu difficile trovare lavoro nel sud Italia, e per chi non ci crede, raccomando di provare questa interessante esperienza. Iniziai a lavorare in un Call Center, vi lascio immaginare che senso di frustrazione nel vendere contratti discutibilmente convenienti a vecchiette che il piú delle volte non capivano che stessero stringendo un contratto con una compagnia aguzzina. Il posto di lavoro era tremendamente arretrato. Eravamo in una appartamento degli anni 80 e c’erano una decina di scrivanie consumate e sedie consunte. Interessante é sapere che quell call center avesse appena aperto. Un team leader, di dubbie abilitá, ci urlava contro che dovevamo stringere un determinato numero di contratti a fine del mese, o non avremmo avuto nemmeno il minimo sindacale, che per l’appunto erano 400 euro (altro che minimum wage). Decisi di mollare, odiavo quel lavoro, odiavo imbrogliare la gente. Inoltre il tempo passato li dentro a telefonare e sentirmi chiudere in faccia il telefono, mi diede il tempo di fare alcuni calcoli. Ogni giorno dovevo lasciare il mio paesino per andare in cittá, spendendo quasi 300 euro di carburante al mese.
Il primo lavoro da infermiere…
Un conoscente un bel giorno, venne a casa e mi propose un lavoro. Dopo mesi passati a inviare curriculum senza risultato, il lavoro busso alla mia porta. Non perché fossi importante o famoso. Non perché fossi bello o alto. Perché nel Sud Italia lavoro si trova per conoscenze. Don’t get me wrong! Non era questione di raccomandazione, questa persona mi disse che stava lasciando il suo vecchio lavoro per iniziarne uno nuovo in casa di riposo, per questo motivo il suo datore di lavoro chiedeva se conoscesse qualcuno interessato. Fortunatamente pensó a me. Iniziai a lavorare come infermiere in questa piccola clinica privata. Il mio lavoro era maggiormente incentrato nel prelevare sangue. Nelle piccole realtá cittadine le voci si spargono velocemente, e quanto piú abile dimostri di essere nel fare un prelievo, tanti piú pazienti hai. Il mio nome inizió a essere noto tra le file di vecchietti, perché “bravo” ed eseguire un banale prelievo venoso. Nei mesi successive le mie responsabilitá si mossero anche in altri campi, come la Medicina del lavoro e quella dello sport.
Carriera politica e associativa…
Nel frattempo, iniziai a militare tra le file dell’Associazione CIVES (Coordinamento infermieri volontari emergenze sanitarie) ed a seguito della mia assidua presenza, I progetti proposti e l’interesse mostrato, divenni giorno per giorno piú noto nell’ ambiente.
Fino a quando, ad un congresso nazionale si stava svolgendo a Benevento, la squadra che aveva intenzione di prendere parte alle elezioni dell’allora IPASVI (ora OPI) mi propose di presentarmi in lista come Revisore dei Conti. Ovviamente accettai. Da allora, seguii entrambe le direzioni, CIVES ed IPASVI, viaggiando per l’Italia tra I vari congressi, essendo presente a tutte le riunioni e lavorando sodo. Il tutto ogni volta che staccavo da il mio normale lavoro, che provvedeva a fornirmi il denaro necessario per sostenere questa passione non retribuita.
La gioccia che fece traboccare il vaso…
Questa vita fatta di continui stress, obbligazioni, impegni e lotta contro chiunque (alcuni addirittura iniziarono a chiamarmi Don Montinari, perché videro di cattivo occhio la mia rapida ascesa) mi porto ad un punto di rottura. Ufficialmente attribuii il tutto ad una cartella esattoriale di Equitalia che ricevetti per una multa subita con la macchina aziendale che, in quella circostanza, non era coperta da revisione. Il mio datore di lavoro, l’anno prima, si scordò di pagare quella multa e per tale motivo, equitalia se la prese non con il proprietario dell’auto, ma con chi era alla guida. Ebbene si, la legge italiana prevede questo scempio. Quella situazione fu sistemata successivamente ed il mio datore di lavoro pagó la cartella al mio posto. Il problema peró rimaneva, ero stanco, stressato e non soddisfatto, per questo lasciai l’Italia per provare a mettermi in gioco in un altra nazione.
God save the Queen…
In inghilterra il primo mese andó malamente. Non conoscendo la lingua non avevo chance di trovare lavoro. Fui ospitato da due miei cari amici nel sud dell’Inghilterra. Quel mese mi aiutó a capire come funzionava il mondo anglosassone, mi aiutó a comprendere di piú la lingua e mi spinse a lanciarmi nel tenativo di parlarla. Feci un colloquio per il Trust in cui lavoro attualmente a Bologna e andó bene, in quell momento, inizió la mia carriera da Staff Nurse. Per quanto riguardo cosa accaduto in questa sezione vi rimando ad un mio precedente articolo che spiega la mia prima esperienza in UK. (VAI ALL’ARTICOLO)
A new opportunity…
Nel Giugno 2017 ebbi la mia occasione di avere la prima promozione. Cercavano un nuovo Surgical Nurse Practitioner (Un infermiere specializzato in chirurgia che puó visitare pazienti, prescrivere farmaci e effettuare procedure che i normali infermieri non possono eseguire) e circa dieci persone si presentarono al colloquio, me compreso. Il colloquio andó bene, risposi alle domande e tentai di mantenere la calma. Seguii le istruzioni di come comportarsi in un colloquio inglese, ero vestito elegante, strinsi la mano appena entrai agli intervistatori, sorrisi e sembrando sicuro di me, risposi alle domande senza giri di parole. Una volta tornato a casa andai a riposare, la tensione mi aveva privato di ogni energia. Mi risvegliai con una telefonata dagli intervistatori. Con la voce ancora appanata, alzai la cornetta del telefono e loro mi chieseró se fosse un buon momento per parlare. Gli risposi affermativamente. Ció che mi dissero nel seguito della telefonata, in sunto, é che erano felici della mia intervista e che volevano propormi il posto di lavoro. Accettai.
New Skills, new responsabilities, new salary…
Il nuovo lavoro ebbe un bell impatto nella fase iniziale, ma subito dopo mi abituai a questo differente modo di operare. Non esiste routine nel mio lavoro. Non ho giro letti, non ho giro visite, non ho giro farmaci. Tutto ció che entra dalla porta di ingresso della mia unitá diventa una prioritá. Tutte le complicanze sono differenti e nuove . Ogni situazione deve essere studiata attentamente e bisogna applicare le proprie conoscenze. L’esperienza fai il suo dovere, ma non é l’unica qualitá di cui si necessita. L’abilità di problem solving e le conoscenze avanzate sono essenziali. Quando gli infermieri hanno difficoltà con qualche procedura, ecco che bisogna essere colui che riesce in quello in cui gli altri falliscono. La possibilitá di visitare pazienti e formulare una diagnosi differenziale accostata all’opportunitá di prescrivere farmaci, é qualcosa di incredibile. Ogni giorno penso che per la professione che sto esercitando a sole 3 ore di aereo da casa, in Italia potrebbe costarmi la mia registrazione all’Albo, e probabilmente sarei accusato penalmente di abuso della professione medica. Qui invece questo é solo un punto di inizio. Ebbene si, non é la fine della carriera ció che ho raggiunto in solo un anno e mezzo da infermiere in UK. Questo é solo il primo step per una lunga carriera. Sentirsi in grado di poter diventare qualsiasi cosa, é una sensazione indescrivibile, che MAI in Italia sarete portarti a provare.
Carreer vs lifestyle
La verità è che nella vita non esiste solo il lavoro, ma essere appagati è necessario per vivere una vita felice. Qui ho giorni liberi per viaggiare senza fare uso delle ferie e un salario degno. Vivo senza controllare il mio conto in banca, e con la certezza che il domani non fa paura come in Italia. Però non nego che mi manchi il gracidare delle cicale al sole del Salento in un uliveto che profuma di casa, una passeggiata in riva al mare, o semplicemente affacciarsi alla torre del castello di Otranto ammirando l’orizzonte e fantasticando su quanta storia sia stata scritta su quelle muraglie.
LA DOMANDA: Torneresti mai in Italia?
Certamente, non sapete cosa darei per tornarci a delle condizioni non pietose. Purtroppo sono sfiduciato e terrorizzato dall’inefficace lotta della classe infermieristica, schiacciata dal potere della lobby medica.