Gli infermieri negli ultimi decenni di lotta per la professione si sono barricati dietro ad un identità che mostra sempre il lato sicuro e più forte della professione. Gridiamo a gran voce che vogliamo più responsabilità con slogan quali #noisiamopronti che sollevano più domande che certezze.
Siamo pronti a cosa? a correre più rischi con un salario degno di un manovale?
Siamo una professione, quello è vero, e un bel giorno ci siamo svegliati con una grande notizia, siamo finalmente riuniti in Ordini e non più in Collegi. Finalmente abbiamo potere contrattuale.
La legge della domanda e offerta però ci è contro, ed in Italia amiamo fare gli snob con i nostri professionisti.
In Italia amiamo denunciare per abuso della professione medica un infermiere che, seguendo le istruzioni dell’ASL, ha messo in atto il servizio “See & Treat”, un modello funzionale, perpetuato ed usato nei paesi anglosassoni da decenni, senza alcuna difficoltà. In Italia, nonostante manchino 60.000 infermieri amiamo mandare in nostri 25.000 professionisti disoccupati a prestare servizio in altre nazioni, dopo che i governi nel corso degli anni hanno investito sulla formazione degli stessi, perchè tutto sommato a chi importa dei pazienti italiani (chiedo vénia per il sarcasmo). In Italia amiamo vedere avvicinare il nostro Sistema Sanitario Nazionale verso l’oblio, facendo constatare, da alcuni signorotti, che per i costi eccessivi, dobbiamo sicuramente effettuare una “Spending review”. In italia amiamo usare parole inglesi, perchè Spending Review ai molti significa poco, ed è un buon metodo per nascondere che qualcuno, che può permettersi di ricevere trattamenti medici da privati, acconsente a tagliare i fondi per trattare il cancro, curare i problemi al cuore, mantenere sotto controllo il diabete, soddisfare la necessità di un intervento chirurgico ed eseguire una TAC (propriamente detta TC). In italia piace parlare di ridure i servizi, ma tendiamo a non specificare che quelle prestazioni sono necessarie a persone reali. E forse, a qualcuno appartenente alla vostra famiglia.
Esatto, mi riferisco a voi, questa sera scrivo e parlo con voi lettori. Non voglio solo che leggiate, voglio questo messaggio sia profondamente capito. Mi dispiace se alcuni lo troveranno paradossalmente critico, ma essere infermiere è una partita col risultato sospeso, una partita che giochiamo ogni stramaledetto giorno.
Vi racconterò della (s)fortuna di essere infermieri.
L’alba
Ogni mattina ci svegliamo all’alba, è stupendo godere della visione del cielo arancio-giallo oro mentre si beve di fretta il primo caffè della giornata. Il pensiero però va subito al turno che stiamo per affrontare. Per l’ennesima volta siamo in carenza di personale. Ancora una volta faremo il lavoro di due infermieri. Ancora una volta le ASL stanno mettendo in pericolo la salute dei nostri pazienti e NOI siamo la loro unica speranza.
Le nostre azioni abitudinarie
Ogni giorno partiamo con i nostri planned duties, qui di seguito scriverò di una piccola percentuale di ciò che giornalmente permea le nostre giornate.
Partiamo dando i farmaci a nostri pazienti, listoni infiniti di farmaci, di cui conosciamo perfettamente principio attivo, azione farmacologica, effetti avversi e controindicazioni, ma che (qualora voi non facciate questo lavoro in Inghilterra) la sola somministrazione di paracetamolo, senza debita prescrizione medica, potrebbe costarvi il vostro posto di lavoro.
Gli Operatori socio-sanitari sono in ritardo, e nonostante gli anni di università, le notti insonni in vista degli esami, e l'”Ordine” di cui facciamo parte, dobbiamo, per il bene dei pazienti e dei nostri colleghi, effettuare il “giro letti” e cambiare letti e pazienti.
I Medici arrivano in reparto, il loro stipendio da dirigenti, non è comunque abbastanza alto per convincerli ad iniziare il turno al nostro stesso orario. Iniziano con il giro visite, ed esigono che tu sia li con loro, non hanno decisamente tempo da perdere.
E’ orario di visita, i parenti arrivano in reparto, alcuni di loro sono molto sensibili e con la dovuta attesa, sono pronti a chiedere informazioni sul loro caro. Alcuni però non ammettono ritardi, non possono accettare che tu sia impegnato in un emergenza, non posso accettare che tu in quel momento stia pensando a qualcun’altro. Urlano, si prendono la libertà di trattarti come se tu non fossi un essere umano. Persone sempre pronte a lamentarsi della sanità e del reparto, risparmiandosi i sorrisi e l’educazione per l’arrivo del primario, perchè come è ben noto, meglio non mettersi contro il boss.
Le Emergenze
Un nostro paziente non sembra stare bene, con ciò che abbiamo imparato nell’esame di semeiotica, di medicina d’urgenza e durante gli anni di esperienza definiamo il problema ed allertiamo il medico. Inseriamo una catetere venoso periferico, preleviamo del sangue, approntiamo il carrello delle emergenze e prendiamo i farmaci che il medico richiederà al suo arrivo. Il nostro paziente ha anche bisogno di fluidi, ma non siamo autorizzati ad infonderli, non fino all’arrivo del medico, che con una sommaria “prescrizione verbale” ci dice: “che stai aspettando, parti con 1000ml di cristalloidi!”
Gli straordinari
Di “straordinario” c’è veramente poco. La coordinatrice ti ha appena chiesto di coprire un turno, una delle tue colleghe sta male e devi saltare il turno di riposo per coprire il suo turno. In quale nazione democratica e socialmente sviluppata, un giorno di malattia diviene un occasione per far saltare i giorni di riposo ai propri dipendenti? In modo del tutto veniale scherzi con la coordinatrice: “Non è un problema, gioisco pensando al fatto che il mese prossimo il mio salario sarà più ricco”. La coordinatrice ti guarda di traverso, attraverso gli occhialini mettendo fine all’ironia “Lo sai che in questa ASL, non paghiamo gli straordinari, va tutto nel “monte ore”, mese prossimo prenderai un turno libero, a patto che nessuno si metta in malattia”.
“Ovviamente lo sapevo, ma tentar non nuoce” pensi mentre lasci la stanza.
Fine Turno
Il turno è finito e hai dato le consegne ai tuoi colleghi. Abbandoni il reparto, pensando alla possibiltà di andare al mare o a fare un bella passeggiata. Forse, prima è meglio riposare. Arrivato a casa bevi un pò d’acqua e svuoti la vescica, cosa impossibile durante il turno. Ti rilassi sul letto provando a dormire. Nulla. L’adrenalina accumulata e le preoccupazioni che ti sei portato a casa non ti lasciano in pace. Speri di non ricevere brutte sorprese al tuo ritorno in reparto. Qualche mese fa qualcuno con l’intenzione di guadagnarci su qualcosa, ha denunciato il reparto. Una causa che sicuramente l’ASL vincerà, come il 99% delle volte. Ma non puoi esserne certo. Devi andare a testimoniare. Devi spiegare cosa è successo di fronte ad un giudice.
Predire il futuro
Nella sfera personale non è tutto perfetto. Un tuo parente sta male. Hai parlato con i medici e mentre il resto della famiglia si è scavato una galleria di speranze tra i paroloni di terminologia medica, tu sai benissimo che la prognosi è infausta. Guardi i tuoi parenti con la voglia di spiegare cosa sta accadendo, ma non trovi il coraggio. Quelle speranze saranno distrutte in un modo nell’altro nel giro di poco tempo. Maledici il giorno in cui hai deciso di saperne di più, maledici il giorno in cui hai creduto che la conoscenza sarebbe stata meglio dell’ignoranza. Ti domandi cosa accadrà, quando un giorno quello che starà male, sarai tu…
Concludo questo piccolo articolo con la speranza di non aver spaventato i futuri infermieri. L’infermiere è la figura, a parità di meriti, più importante nei sistemi sanitari di tutto il mondo. Quanto scritto, inoltre, si riferisce a mie esperienze passate in Italia. Nulla di tutto ciò accade più a me personalmente. Ma per questa serenità, ho dovuto cambiare lingua e nazione. In questo articolo ho volutamente omettere le centinaia di soffisfazioni che si hanno intraprendendo questo lavoro. Specialmente quando si abbandona un paese come l’Italia. Promozioni, buoni salari, premi, apprezzamenti e sopratutto la fiducia che i vostri pazienti hanno nei vostri confronti sono le soddisfacenti realtà che incontrerete giornalmente nel vostro percorso professionale.