I più attenti avranno sicuramente notato nella mia descrizione, che attualmente lavoro come Staff Nurse presso il Darlington Memorial Hospital di Darlington, una cittadina nel nord dell’Inghilterra.
Avrei voluto scrivere subito di questa grande esperienza, ma sono stato fermato da una celebre frase: “Le case felici sono costruite con mattoni di pazienza.” di Harold E. Kohn. Ho aspettato 8 mesi prima di iniziare il primo report di quanto accaduto fino ad ora. Chiedo venia se non sarà un articolo breve e entusiasmante, ma voglio spiegare nel dettaglio come sono arrivato ad essere un infermiere al servizio della regina. Sono certo che chi si avventurerà in questa nuova esperienza lo troverà utile.
“The end of the beginning or the beginning of the end”
Dopo due anni di lavoro presso un ambulatorio privato, la ripetitività del lavoro, lo scontrarsi con le realtà italiane (sono uno di quelli che ha restituito gli 80 euro di Renzi per aver guadagnato troppo poco) e lo stress degli altri impegni che fui costretto ad assumermi per “tirare avanti”, mi portarono alla decisione di intraprendere una nuova strada. Nel frattempo notai, che molti miei colleghi dell’università avevano intrapreso la “Road to London” e ne erano usciti trionfanti. Sfortunatamente, il mio scarso livello di inglese mi fece desistere, da questa possibilità, per lungo tempo. Mi rimboccai le maniche ed iniziai a studiare la lingua britannica. Intanto, iniziai a raccogliere informazioni sui documenti necessari per lavorare nel Regno Unito e il costo della vita. Lo ammetto, trovai il coraggio anche grazie ad un articolo di un giornale locale toscano (LINK), che parlava di due miei cari amici che tuttora lavorano in Inghilterra. Da qui inizia la mia esperienza inglese.
“Road to London”
Dopo mesi di risparmio, di studio e di preparativi (documenti per la registrazione all’NMC Guida QUI), organizzai il mio primo viaggio verso la Gran Bretagna. Mi ritrovai a toccare suolo inglese dopo solo 3 ore di viaggio, teso come mai lo ero stato nella mia vita. Mi appoggiai dai miei amici (quelli dell’articolo), i quali mi rimediarono un colloquio presso il loro ospedale. Non andò come sperato, la disfatta fu pesante. Il mio livello di inglese era troppo scarso! L’ufficio risorse umane dell’ospedale mi chiese gentilmente di riprovare l’intervista, non appena il mio livello di inglese fosse stato all’altezza, vista la carenza di infermieri. Mi presi un po’ di tempo per riflettere, senza sapere cosa fare. Passò un mese, in cui girovagai per le zone di Norwich nel vano tentativo di entrare nel mood inglese. Lo ammetto: rimasi quasi sempre pietrificato ogni qual volta vidi un volto britannico col quale interloquire. Mentre ero in Inghilterra, si presentò l’occasione di un colloquio tramite un’agenzia di reclutamento di infermieri. L’intervista si sarebbe tenuta nei pressi di Bologna. Dopo una rapida conversazione al telefono, in cui me la cavai abbastanza bene, mi ritrovai a prendere l’aereo da London Stansted alla volta dell’Italia. Tornai a casa, dove raccolsi tutti i miei documenti, il mio PIN dell’NMC e partì alla volta di Bologna. Passai tre giorni a Bologna e dopo un facile test scritto, arrivò la mia seconda vera interview. Sarò sincero, ho trovato l’intervista tramite agenzia, un pochino meno selettiva rispetto alle interviste degli ospedali inglesi. Forse un mese in Inghilterra mi aveva “sbloccato” da un punto di vista linguistico. Superai il colloquio tranquillamente e con i documenti NMC già pronti, passai i miei ultimi mesi da disoccupato in Italia.
“Home sweet home”
Tra i benefits previsti dall’ospedale c’era il rimborso del biglietto aereo (fino ad una somma di 150£), alloggio gratuito per i primi tre mesi e un mese di induction (lezioni in aula) normalmente stipendiato. Rinunciai alla casa e per motivi che ora non starò qui a raccontarvi, decisi di prendere un appartamento tutto mio. Per prendere casa mi fu richiesto un pagamento iniziale e una prova di impiego. Ebbi non pochi problemi, in quanto, nonostante fossi in possesso di un documento del trust che assicurava la mia assunzione, le agenzie sembravano sospettarne l’autenticità. Ancora una volta, senza non poche difficoltà, ebbi la meglio e tramite un pagamento telefonico (dettai i dati della mia carta ad uno sconosciuto in Inghilterra!) riuscii ad avere il mio primo appartamento in UK.
“Wilko, Gumtree, GiffGaff e TalkTalk”
Arrivai in Regno Unito a Febbraio e per la prima volta entrai nella mia nuova casa. Non c’era nulla. La prima gelida notte dormii a terra vicino al termoconvettore e con il mio giubbotto a farmi da coperta. Il giorno dopo Wilko giocò un ruolo essenziale. Wilko è una nota catena inglese di articoli per la casa, in cui ci potete trovare praticamente di tutto. Acquistati due piumoni (uno usato come materasso ed uno come vero e proprio piumone) dormii per la prima settimana a terra. In quella settimana acquistai da Gumtree (un sito simile al nostro Subito) un tavolo con 4 sedie e successivamente, da un annuncio di un negozio online, arrivò un letto nuovo di zecca. Lentamente iniziai a riempire quella casa. Comprando pochi oggetti per volta la riempii definitivamente. GiffGaff, un operatore telefonico mobile, mi fornì ottime “prove di indirizzo” grazie alle schede inviatemi per posta. Infine un venditore da strapazzo, chiacchierone e truffaldino mi fece firmare il mio primo contratto di rete internet in casa (il provider è TalkTalk che con tutta sincerità ha sempre viaggiato bene). In tutto questo feci il mio mese di induction nel quale mi spiegarono decine e decine di regole e policies del trust. Alla fine di quel mese, iniziò l’esperienza in reparto.
“To be honest with you…”
Ad essere onesti mi aspettavo un inizio lavorativo meno “violento”. Fin da subito, sono stato responsabilizzato in reparto. Mentre altri infermieri italiani, che erano ancora in attesa di PIN, iniziarono a lavorare come healthcare (OSS), il mio affiancamento durò giusto pochi di giorni. In tutta sincerità, vi confido che pensai di mollare tutto e andare a casa. Tuttavia l’impegno semestrale preso con la casa e i vari legami legali ormai fissati, mi costrinsero a perpetuare nella mia scelta.
Sono certo che un po’ tutti sono rimasti stravolti il primo giorno di lavoro in un reparto inglese. Questa sensazione, vi garantisco, sparirà col passare dei mesi. Come ogni cosa, subentra la routine e giornalmente incontri sempre meno “prime volte”. Ammetto che tutt’ora non è semplice perchè il reparto in cui mi trovo, talvolta risulta confusionario. Bisogna provvedere ad ammissioni (quasi un’ora di documenti da compilare), dimissioni e trasferimenti, oltre che a garantire le normali routine quali: giro dei farmaci, medicazioni di ferite chirurgiche, inserimenti di catetere, sondini naso-gastrici e check list per chi va in theatre (Sala Operatoria). Sottolineo che la degenza dei pazienti nel nostro reparto raramente supera i tre giorni.
“Money, Money, Money…”
Passiamo al lato veniale della permanenza in UK. I soldi nel Regno Unito sono un importante aspetto della vita di ogni persona. Se lavoro di più devo ricevere più soldi e lo straordinario deve essere ben remunerato. Qualora volessi lavorare sotto altro contratto, per fare bank shifts (una sorta di copertura turni), allora la mia paga diverrebbe decisamente più alta. Vi domandate quando guadagna uno Staff Nurse che non fa notti, straordinari sabati e domeniche? Circa 1450 sterline. Uno stipendio sicuramente simile a quello di un infermiere italiano. Ma quando ci metti di mezzo, notti, sabati, domeniche e straordinari il discorso cambia. Lo stipendio potrebbe facilmente aggirarsi intorno alle 1900 e 2000 sterline (ovviamente varia da quanto vi va di lavorare).
Il costo della vita? Non vi fate sorprendere se il costo della vita nelle cittadine inglesi sarà addirittura più basso di quello di molte città italiane. Spendendo intorno alle 450 sterline tra affitto e Council Tax, ciò che vi rimarrà è decisamente accettabile per condurre una vita dignitosa.
“Busy night…”
Gli inglesi sono famosi per le quantità di birra che ingurgitano durante le loro serate. Tutto parte alle cinque di pomeriggio e per le undici di sera sono tutti a casa. Crediate sia vero? Si, in parte lo è, ma queste abitudini sono soprattutto appartenenti alle vecchie classi inglesi. Come in tutte le parti del mondo, anche nelle cittadine inglesi troverete i locali aperti fino a mezzanotte, alle tre o fino alle sei. Ovviamente non aspettatevi di trovare i damerini inglesi eleganti e sobri…
Concludo questo articolo con un augurio a tutti quelli che hanno intrapreso o che intraprenderanno questa nuova avventura. Non preoccupatevi troppo per i primi tempi, every little thing gonna be alright!
Direi che hai espresso tutto con molta chiarezza e senza mezze verità mate! Ottimo articolo, anche se sono curioso di sapere dove hai trovato a Darlo un locale aperto fino alle 6, io mi ricordo solo l’Harvey’s fino alle 3 ahaha
Andrea, l’Inside Out è aperto fino a tardi 😉
Mirco,
I’ve really enjoyed reading your article and would love to speak to you about it in greater detail if you have some time? Do you have a Facebook/LinkedIn, or social media account, I can contact you on to discuss further?
I work for a healthcare recruitment agency and would be hoping to get more information about your experience in moving to the UK with which to improve our own service. Would be great if you can get in touch and we can arrange a way in which we can speak in a less public arena.
Kind regards,
Casey Campbell
Good Morning Casey, It’s a pleasure to see your comment. I’m on Facebook, you have just to search “Mirco Pilà” or you can send me an email on mirco.montinari@gmail.com.
Have a nice day!
Best Regards!
Mirco Montinari
mirco,
Ho davvero apprezzato leggere il tuo articolo e mi piacerebbe parlare con te su di esso in modo più dettagliato, se avete un po ‘di tempo? Avete un Facebook / LinkedIn, o account di social media, posso contattarti per per discutere ulteriormente?
Io lavoro per un’agenzia di reclutamento di assistenza sanitaria e sarebbe sperando di ottenere maggiori informazioni sulla vostra esperienza nel muoversi nel Regno Unito con cui migliorare il nostro servizio. Sarebbe bello se si può entrare in contatto e possiamo organizzare un modo in cui possiamo parlare in un’arena meno pubblico.
Cordiali saluti,
Casey Campbell