Molti saranno infastiditi dal titolo, altri invece grideranno al golpe, quello che è certo è che l’intramoenia e il problema delle liste d’attesa in Italia viaggiano in coppia.
Bisogna però procedere per gradi. Il problema delle liste d’attesa è sostanzialmente intrinseco nei sistemi universalistici e solidali. Negli Stati Uniti, ad esempio, le liste d’attesa non esistono, ma il prezzo da pagare sono i milioni di cittadini che non possono avere un assicurazione sanitaria e si vedono costretti a “fare a meno di una prestazione”. Questo sistema, da noi fortemente criticato, divide la società anche da un punto di vista sanitario: “Se puoi pagare allora puoi curarti, se non puoi devi abbandonare questo ospedale”
In Italia, fortunatamente, non esiste questa realtà. Abbiamo creato uno dei SSN più solidali del mondo e fino a qualche anno fa, la nostra tanto criticata sanità faceva fronte alla copertura di una spesa media del 70% per ogni cittadino.
Adesso la situazione però sembra essere diversa, per quanto il nostro SSN si continua a piazzare tra i primi al mondo (esatto, non dimenticatelo) le liste d’attesa, le qualità dei servizi e le coperture sanitarie iniziano a vacillare pericolosamente. L’aziendalizzazione della sanità ci ha dato un attimo di “respiro” ed ha portato a delle migliorie nel campo dell’efficienza. Rispetto al precedente metodo, l’aziendalizzazione sembra funzionare, ma corruzione, mafia e politica continuano ad avere le mani in pasta nelle ASL. Non è dato sapere i dati e le perdite che si hanno a causa di tutto ciò, dato che la trasparenza è un qualcosa di desiderabile ma non permesso nelle ASL italiane.
Inoltre bisogna considerare che negli ultimi anni, i governi centrali che si sono succeduti, hanno lavorato molto sul bilancio e poco sui servizi. I tagli effettuati, le modifiche continue dei LEA e quasi tutte le strategie messe in atto, hanno portato a destabilizzare una situazione già in partenza non florida.
Dopo aver premesso tutto questo, possiamo affermare che le liste d’attesa, che sicuramente sono influenzate da i fattori suddetti, sono anche aggravate dalla realtà dell’intramoenia. Una realtà che di base pone un problema centrale: Il conflitto di interessi.
Bisognerebbe essere ciechi oppure corrotti per non capire che, permettere allo stesso medico di fare una visita pubblica non guadagnando nessun extra, e rifare la stessa visita privatamente mettendo in tasca una lauta ricompensa, porta inevitabilmente ad un conflitto di interessi. In un articolo pubblicato su quotidiano sanità (LINK) il Dott. Palermo ha spiegato come la Libera Professione Intramoenia, non essendo il problema più rilevante, non dovrebbe essere abolita.
Ha affermato:
Chiedere l’abolizione della LPI per la presenza di comportamenti truffaldini è come chiedere la chiusura di tutte le gioiellerie per il riscontro di una quota più o meno importante di evasione fiscale in questo settore commerciale.
Ovviamente siamo più che dubbiosi che questo esempio sia accettabile. In primis perchè oltre all’evasione fiscale, si contesta il conflitto di interessi. Inoltre, chiudere un settore commerciale significherebbe eliminare professionisti e posti di lavoro, nel nostro caso invece si chiederebbe solo di scegliere tra Libera Professione e Lavoro Statale.
A seguito di questo articolo, in una lettera inviata alla Redazione di Quotidiano Sanità da il Dott. Gregorio Maldini (LINK) si può leggere una soluzione elegante al problema:
Insegnare veramente il lavoro durante gli anni di specialità in modo da rendere lo specialista veramente autonomo una volta finito il training (48 ore a settimana non bastano). Eliminare pertanto le varie figure di primario, aiuto anziano etc. In una unità operativa dove tutti i medici sono in grado di effettuare gli interventi, anche quelli abbastanza complessi, le liste si ridurrebbero parecchio (a patto di avere sale operatorie ed amministrazione efficienti).
Retribuire i medici “pubblici”in base al livello di difficoltà e risultati delle prestazioni svolte. Insomma eliminare lo stipendio tabellare uguale per tutti.
Una proposta che eliminerebbe la necessità dell’intramoenia (i medici potrebbero guadagnare di più a seconda dei risultati delle prestazioni effettuate) ridurrebbero le liste d’attesa e si metterebbero in gioco nuovi medici, giovani e preparati.
L’intramoenia dovrebbe essere abolita ed al suo posto bisognerebbe inserire un sistema di retribuzione di tipo meritocratico eliminando quello lineare, finora applicato. Questo porterebbe ad un miglioramento delle liste d’attesa, ad un aumento dei posti di lavoro (di fatto ci si ritroverebbe con posti vacanti nelle libera professione), all’eliminazione del conflitto di interessi e all’eliminazione, almeno in questo campo, di un sistema corrotto.