Dopo aver letto l’ editoriale d’ apertura del terzo numero del 2014 de “L’Infermiere”, ho ripensato alle parole del Presidente del Collegio Nazionale Infermieri, Annalisa Silvestri; Con quel Comunicato Stampa, Silvestri, richiamava al Codice Deontologico della Professione e sottolineava come “Nessun infermiere può essere obbligato a prendere parte a pratiche non validate scientificamente, se non mediante adesione volontaria”.
Il motivo di quell’editoriale (ricordando i fatti di Maggio-Giugno) era il cosiddetto “CASO STAMINA”, un argomento che aveva sconvolto l’intera comunità scientifica e che aveva creato una discreta confusione anche nella professione infermieristica.
Per fermare ogni tentativo di libera interpretazione, vedendo il serio pericolo che qualcuno violasse le norme fondamentali della professione, la Senatrice Silvestri, decise di chiarire la posizione del Collegio nei confronti del Metodo di Davide Vannoni:
“E’ un dato di fatto che al momento non esista alcuna prova di efficacia del trattamento Stamina: gli articoli 11 e 12 del nostro Codice deontologico precisano che l’infermiere fonda il proprio operato su validate conoscenze, pur riconoscendo il valore della ricerca, della sperimentazione clinica e assistenziale per l’evoluzione delle conoscenze per i benefici dell’assistito”.
La senatrice affermava, dunque, che gli infermieri avrebbero continuato a fornire assistenza ai pazienti, senza però partecipare alla somministrazione di un trattamento non validato e brevettato.
L’Identità Infermieristica si basa su Criteri di Carattere Scientifico e troppo a lungo, a mio parere, abbiamo estraniato l’Infermieristica dalla Scienza. Le parole della Senatrice Silvestri dovrebbero essere motivo di orgoglio per gli Infermieri che si sono schierati dalla parte del modello empirico e sperimentale, abbandonando la via di una Pseudoscienza, non contemplata dal nostro Codice Deontologico.
Il nuovo obiettivo degli infermieri è quello di dare un immagine chiara e definita dei propri ruoli e di come quest’ultimi sottostanno a modelli scientifici, solo in questo modo, la nostra professione, potrà conservare un immagine decisa del proprio essere.